PARTE II

I sette peccati della memoria

 

Quando i meccanismi di funzionamento della memoria si inceppano, possono nascere errori che ostacolano la formazione e la rievocazione dei ricordi, per effetto, ad esempio, di una riduzione dell'attenzione causata da distrazione, oppure ancora per labilità o indebolimento della memoria specie in età senile[1], oppure infine per blocco che, rende indisponibile al bisogno l'informazione memorizzata.

     Questo genere di disfunzioni mnestiche, secondo Schacter, costituirebbe un gruppo di “peccati”, definiti “di omissione”, in quanto ascrivibili all'incapacità di non riuscire a riportare alla mente un dato, un avvenimento o un concetto particolare[2].  

     I “peccati di commissione” sarebbero prodotti invece da una falsificazione del passato vuoi per attribuzione dei ricordi alle fonti o ai contesti sbagliati; oppure per distorsione imputabile al potente influsso delle conoscenze o delle convinzioni presenti sui ricordi del passato. Spesso, chiarisce Schacter, e senza volerlo, ricostruiamo o riscriviamo le esperienze precedenti alla luce di ciò che sappiamo o crediamo ora. Il risultato sarà una versione falsata di un avvenimento o addirittura di un lungo periodo della vita, che rivela soprattutto la nostra visione attuale di quanto è accaduto allora[3].  

     Disfunzioni della memoria potrebbero essere generate anche dalla tendenza alla suggestionabilità, che, in casi estremi, ha prodotto persino false confessioni nel corso di interrogatori condotti con metodi coercitivi. La suggestionabilità sarebbe conseguenza dell'innesto sui ricordi di informazioni fuorvianti provenienti da fonti esterne, che si amalgamano ai primi, deformandoli; i ricordi così creati continuano ad essere presenti sotto una qualche forma[4]ma subiscono alterazioni[5].

In casi estremi la suggestionabilità ha generato la formazione di pseudoricordi che ha avuto conseguenze disastrose su diversi piani, in particolare quello personale e giudiziario, e ha sollevato conflitti che hanno occupato a lungo le prime pagine delle cronache mediatiche e che hanno infiammato le aule dei tribunali americani. Infatti, tra gli anni '80 e '90 del secolo scorso, nell'America Settentrionale, i casi di denuncia di abusi infantili perpetrati all'interno della famiglia di origine hanno subito un'impennata significativa, come anche quelli - quantomeno bizzarri - che denunciavano abusi sessuali avvenuti nel corso di rituali satanici o di incontri con alieni, mettendo in primo piano il problema dell'attendibilità dei ricordi rimossi e riemersi nel corso della terapia psicanalitica. Le denunce partivano da pazienti affetti da personalità multipla che durante la psicoterapia recuperavano o credevano di avere recuperato lontani ricordi di abusi sessuali. I medici che avevano in cura tali pazienti hanno difeso strenuamente la veridicità dei ricordi traumatici da questi ricostruiti nel corso delle sedute e non hanno esitato ad incoraggiare le loro battaglie legali. Attorno al fenomeno degli pseudoricordi si sono formati comitati scientifici pro e contro e associazioni e movimenti a favore delle vittime reali o presunte di tali abusi e altri scettici nei loro confronti, come la False Memory Syndrome Foundation di Philadelphia.[6]

     Il più invalidante dei “peccati di commissione” è rappresentato dalla persistenza nella memoria di ricordi particolarmente inquietanti, specie se traumatici, che con la loro portata emotiva, disturbano una corretta ricostruzione del passato, arrivando, a volte, persino a compromettere la salute mentale.[7]

     Tutti questi “peccati” rappresenterebbero per Schacter una spia dei sistemi adattativi all'ambiente che la memoria ha sviluppato nel corso dei secoli. Così ad esempio, continua Schacter, l'errata attribuzione sarebbe da riferirsi alla facoltà del sistema mnestico di operare una codifica selettiva delle informazioni […], come la persistenza sarebbe la contropartita di un sistema mnestico che ci protegge privilegiando il ricordo di situazioni di pericolo.[8]

     Un cattivo funzionamento dei meccanismi implicati nei processi di ritenzione delle informazioni e di recupero dei ricordi può anche essere responsabile dell'insorgere dell'oblio, fenomeno che rappresenta un aspetto importante dei processi mnestici, anzi forse è più corretto affermare che la memoria si definisce solo in relazione all'oblio e viceversa.

     Quando l'oblio non è imputabile a danni organici, come, ad esempio, lesioni che interessano particolari aree della corteccia cerebrale e che possono essere causa di amnesie transitorie o permanenti, è ascrivibile a precisi fattori che sono in grado di interferire con il processo di memorizzazione e di rievocazione del passato. A tal proposito si ricordano in particolar modo le forme di oblio causate dai “peccati di omissione” richiamati all’inizio del nostro articolo e cioè labilità, blocco e distrazione, ma anche quelle riferibili, ad esempio, a disuso delle informazioni apprese o a interferenza di conoscenze che si vengono a sovrapporre a ciò che si stava apprendendo.[9]  

     

 

 

 

 

 

 

 

[1] La convinzione che la capacità di rievocare avvenimenti o informazioni apprese in passato sia inversamente proporzionale al crescere dell'età sembra non corrispondere del tutto a verità. Infatti, importanti studi sull'invecchiamento della memoria hanno messo in luce l'azione contrastiva dell'istruzione sul decadimento mnestico. 

Daniel Schacter, Il fragile potere della memoria. Come la mente dimentica e ricorda, Oscar Mondadori ed., Milano, 2001

[2] I vi, p. 7

[3] Ivi, p. 8

[4] Ibidem

[5] Ibidem 

[6] Ian Hacking, La riscoperta dell'anima. Personalità multipla e scienze della memoria, Feltrinelli ed., Milano, 1997

[7] Daniel Schacter, Il fragile potere della memoria. Come la mente dimentica e ricorda, op. cit., p. 14

[8] Ibidem

[9]Gardner Lindzey – Calvin S. Hall – Richard F. Thompson, Psicologia, Zanichelli ed. Bologna, 1977.