Atmosfere neomelodiche. Una prima riflessione antropologica sul ruolo della musica neomelodica nella fissazione di una memoria e di un immaginario malavitoso nel Sud Italia - Parte V
Inserito da Fatima Falsapenna, nella categoria Antropologia e Psicologia transculturale
Simboli e trasmissione della memoria.
Sia la memoria individuale che quella collettiva tendono a proiettarsi al di fuori degli “organismi” umani e sociali che le ospitano, permeando di loro ogni cosa che le circonda, depositandosi su ogni prodotto materiale dell'attività umana, collocandosi in spazi ben definiti, incardinandosi su altre memorie e cristallizzandosi in avvenimenti che, grazie a racconti, testimonianze e testimoni, subiscono una trasfigurazione simbolica che offre senso e fondamento al passato, al presente e al futuro degli uomini.
La memoria ha bisogno dunque di simboli nei quali condensarsi e attraverso i quali trasmettersi, trasposizioni figurate dell'identità presente di un individuo, come di una collettività.
Luoghi (concreti e figurati), oggetti ed eventi vengono così caricati di un forte potere evocativo e assicurano coesione e compattezza sociale, diventano figure del ricordo, punti di riferimento fissi per la memoria attraverso i quali il presente si richiama al tempo passato [...] simboli, rappresentazioni culturali, in cui la realtà di un accadimento svolge un ruolo marginale, poiché ciò che è importante è appunto l'efficacia simbolica, la capacità di evocazione e di coesione che possiede un evento nella memoria. In questo senso si può affermare che le figure del ricordo sono delle finzioni: non sono finte o false, ma sono costruite.[1] A dette figure la memoria aggancia i ricordi fondanti, trasfigurati in mito, come, ad esempio, per il popolo ebraico lo sono stati e lo sono tuttora: le storie dei padri - l'esodo, la peregrinazione nel deserto, la conquista del paese, l'esilio.[2]
Gli spazi della memoria non vanno intesi solo in senso materiale, ma anche in senso figurato, sono siti in cui si condensano le immagini di un passato carico di significati.[3]
Così sono luoghi della memoria la piazza, i caffè e le osterie, la parrocchia e l'oratorio, ma anche i comizi, le cinque giornate di Milano, la marcia su Roma e la Resistenza.[4]
Possono considerarsi luoghi della memoria anche i vicoli dei quartieri più degradati o malfamati di Napoli che accolgono i guaglioni 'e miez a via, ma anche il carcere, spazio per eccellenza di edificazione e consolidamento di memorie collettive e forme identitarie di tipo fortemente distintivo; persino la mafia, sostiene Pezzino, può diventare luogo della memoria perché anche un valore negativo può rappresentare un fondamentale momento di costruzione identitaria, nella misura in cui esso sia utilizzato per rappresentare un simbolo di diversità rispetto a coloro sui quali quella negatività venga caricata come una colpa.[5]
La memoria ha bisogno di fissarsi anche su particolari eventi relativi al passato dei suoi gruppi per organizzare le proprie rappresentazioni identitarie, de-costruendo e ricostruendo i fili del proprio racconto esperienziale alla luce delle visioni interpretative dominanti dei fatti storici. Ogni memoria è un museo di eventi singolari ai quali è associato un certo “livello di evocazione” o di memorabilità.[6] Evento principe e primo riferimento temporale significativo è quello relativo alla memoria delle proprie origini che alcune culture presenti e passate intendono collocate in un tempo remoto, mitico, in un'antichità indeterminata […] cosmogonie, teogonie, archeologia, viaggi, fratture inaugurali, racconti e testi fondatori […], il discorso fatto sull'evento originale - “il punto zero del computo “- avrà un ruolo tanto più grande nella definizione delle identità individuali e collettive quanto più esso sarà spostato indietro nel tempo[7].
Per la storia recente dell'Italia eventi come la strage di piazza Fontana, il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro[8], hanno avuto il potere di reinterpretare e risignificare il passato e il presente delle forze politiche e degli attori sociali coinvolti nei fatti, secondo statuti memoriali di carattere ambivalente o contraddittorio (come lo sono stati depistaggi, silenzi e rivelazioni vere e false) che hanno sfilacciato ulteriormente una memoria collettiva già ferita, confusa e decomposta da eventi di portata così tragica, impedendole il superamento del lutto e la ricomposizione dei traumi collettivi.
Figure del ricordo, stavolta intese come personaggi, possono diventarlo anche i boss, quando un sentimento comune, condizionato da stereotipi e da una falsa interpretazione della realtà, opera una loro trasfigurazione, trasformandoli in dispensatori di giustizia e protettori dei più deboli, o li sacralizza, conferendo loro un carattere d'onnipotenza che gli deriva per diretto investimento divino come, ad esempio, può accadere a un capo clan rappresentato in una fiction, un film o una canzone.
Camorristi coraggiosi e solidali con gli amici e i bisognosi, latitanti onorati, donne d'onore e killer stanchi d'ammazzare e nostalgici degli affetti popolano, infatti, un universo musicale, ove si celebrano valori negativi, comunque fondanti perché in grado di legittimare l'identità presente di una certa collettività di riferimento e ove, facendo leva su sentimenti melodrammatici, si offre giustificazione all'illegalità.
Gli oggetti della memoria che popolano quella che Assmann definisce la memoria delle cose, sono rappresentati da tutto ciò che è d'uso quotidiano e personale (dai mobili agli utensili di varia natura), ma persino la casa, i villaggi, le strade, ecc. possono ricevere un investimento di tipo mnemonico, farsi cioè portatori di ricordi e restituire di riflesso l'immagine che su di essi è stata proiettata. L'uomo è circondato di cose in cui investe le sue idee di funzionalità, comodità e bellezza, e dunque in certo qual senso anche sé stesso. Gli oggetti, quindi, gli mandano di riflesso un'immagine di sé, gli ricordano sé stesso, il suo passato, i suoi antenati, ecc. Il mondo concreto in cui egli vive è dotato di un indice temporale che rimanda, oltre che al presente, anche a diverse stratificazioni del passato.[9]
Così, ad esempio, molti degli oggetti che dominano l'immaginario di un' ampia cerchia di consumatori e che ricorrono nelle canzoni neomelodiche, come le auto di lusso, le smart e le moto, gli abiti e gli accessori firmati (poco importa che la griffe sia autentica o meno), i cellulari, i personal computer, ma anche le seconde abitazioni (la villa al mare e la casa in montagna) - in virtù della loro esibita, reiterata proposizione, per il loro valore commerciale e per la loro connotazione di status symbol - diventano elementi costitutivi della memoria culturale, riempiono e ri-significano lo spazio virtuale o concreto che occupano - questo mondo concreto – fatto di utensili, mobili, ambienti, e della loro specifica disposizione […] - è improntato socialmente; il valore di questi oggetti, il loro prezzo, il loro significato come status symbol sono fatti sociali.[10]
[1]Ugo Fabietti – Vincenzo Matera, Memorie e identità. Simboli e strategie del ricordo, Meltemi ed., Roma, 2000, p. 92
[2]Jan Assmann, La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche, Einaudi ed., Torino, 1997, p. 26
[3]Ugo Fabietti – Vincenzo Matera, op. cit., p. 35
[4]Mario Isnenghi, I luoghi della Memoria. Strutture ed eventi dell'Italia unita, Ed. Laterza, Roma-Bari, 2010
[5]P. Pezzino, La mafia, in Mario Isnenghi, Luoghi della memoria. Strutture ed eventi dell’Italia unita, ed. Laterza, Roma-Bari, 2010, p. 115
[6]Ibidem, p. 120
[7]Ibidem, 116
[8]Mario Isnenghi, op. cit.
[9]Ian Assmann, op. cit., p. XVI
[10]Jan Assmann, op. cit., p. 14