Un Disordine invisibile: l’universo quasi sconosciuto dei disturbi alimentari negli uomini
Inserito da Alessia Di Poce il 27/02/2021, nella categoria Disturbi Alimentari
Pochi disturbi in psichiatria presentano un considerevole divario di genere e uno di questi riguarda la categoria dei Disturbi della Nutrizione e Alimentazione.
Nel nostro assetto sociale e culturale è prevalente il pensiero per cui, l’ossessione per la forma e per il peso corporeo, è una questione quasi esclusivamente femminile. In parte potrebbe essere vero, ma ciò porta inevitabilmente a trascurare, sia da un punto di vista clinico che scientifico, la peculiare sintomatologia dei disordini alimentari negli uomini e l’evoluzione di tali disturbi attraverso gli anni.
Gli uomini che soffrono di un disturbo alimentare, si trovano a dover affrontare lo stigma per cui i disturbi alimentari sono malattie prevalentemente femminili, stereotipi che inducono una maggior segretezza e frequenti sentimenti di vergogna e di colpa e di conseguenza l’evitamento di qualsiasi richiesta d’aiuto.
Spesso gli uomini subiscono la stessa pressione delle donne per raggiungere “il corpo perfetto”, ma differiscono qualitativamente dalle donne nella percezione del “corpo ideale” e nelle preoccupazioni su aree specifiche del corpo.
Un aspetto determinante da considerare è la dimensione socioculturale che, come ampiamente dimostrato in letteratura, influenza considerevolmente il divario diagnostico di genere. Il costrutto sociale della mascolinità è differente da quello femminile e influenza fortemente la percezione individuale. Molti uomini affetti da disturbi alimentari potrebbero non rivolgersi a strutture di aiuto, poiché percepiscono le problematiche alimentari come un segnale di debolezza e impotenza.
Sono molti i fattori da considerare per esaminare le differenze di genere nell’ambito dei disturbi alimentari. Per esempio, gli uomini presentano la stessa sintomatologia? I sintomi possono essere collocati all’interno delle classiche categorie diagnostiche? Gli studi su campioni composti da donne possono essere generalizzati all’universo maschile?
Due fattori di rischio riguardano la storia del peso e l’orientamento sessuale. Più frequentemente gli uomini hanno un passato di sovrappeso o obesità prima dell’esordio del disturbo alimentare, in particolare se l’obesità è stata presente durante l’infanzia.
È dato ormai noto (Strong et al., 2000; Strother et al., 2012; Kuna et al., 2017) che l’orientamento sessuale influisce sulla diagnosi. Nonostante un’alta percentuale di uomini affetti da disturbi alimentari si dichiara omosessuale, l’orientamento sessuale non è di per sé predittivo dell’esordio di un disturbo alimentare. Tuttavia, adolescenti e adulti omosessuali presentano con più frequenza comportamenti alimentari disfunzionali rispetto ai loro coetanei eterosessuali, che si associa a un maggior rischio per l’esordio di un disturbo alimentare. (Gorrel & Murray, 2019).
Sperimentare confusione sul proprio orientamento sessuale, può portare a trovare conforto nel cibo o alla sua privazione (per esempio per risolvere i conflitti), inibendo la libido. Oltre i fattori psicologici, andrebbero considerati anche quelli sociali: gli uomini che fanno parte di una minoranza sessuale si trovano a dover affrontare fattori di stress tipici dei gruppi minoritari (discriminazione, stigma legato all’identità), che possono esacerbare lo sviluppo di un disturbo alimentare, così come un maggior rischio psichiatrico generale (Murray et al., 2017).
Gli uomini affetti da disturbi alimentari possono inoltre manifestare alterazioni endocrine e funzionali, come bassi livelli di testosterone e perdita di potenza sessuale. Tali ipotesi, già avanzate in studi precedenti (Morgan et al., 2008), sono state recentemente confermate in uno studio condotto da Gorrel e Murray (2019).
Nel comprendere le differenze tipicamente maschili inerenti ai sintomi dei disturbi alimentari, appare fondamentale l’analisi di una tendenza sempre più dilagante nella nostra società, cioè l’ossessione per lo sviluppo della muscolatura.
Negli ultimi anni è cambiato il modo in cui gli uomini percepiscono il proprio corpo, fenomeno in parte attribuibile ai canali di comunicazione, che esaltano immagini di uomini forti e muscolosi. Di conseguenza, il messaggio che viene veicolato è che lo sviluppo di una muscolatura massiccia è un fattore essenziale per aumentare la propria autostima. Sembra quindi che gli uomini esercitano un modello di “controllo” per la forma e il peso corporeo attraverso l’esercizio fisico e l’allenamento di endurance, piuttosto che sulle modificazioni dietetiche e sulla restrizione alimentare.
La preoccupazione di aumentare la massa muscolare si associa ad affettività negativa, ansia sociale, esercizio fisico eccessivo, modelli alimentari disfunzionali e dismorfia muscolare (DM). La DM è un disturbo caratterizzato da atteggiamenti, comportamenti e cognizioni disfunzionali. Per esempio, comportamenti di restrizione alimentare, rifiuto ingiustificato di categorie di alimenti, abuso di anabolizzanti e steroidi e focus estremo sull’attività fisica, tali da compromettere l’equilibrio sociale e lavorativo. La credenza principale è che il proprio fisico sia esile e gracile, ma in realtà le persone affette da DM presentano un tono muscolare più sviluppato della media. L’esercizio fisico è tipicamente considerato un comportamento compensatorio e negli uomini non è utilizzato solo per controbilanciare le calorie dovute alle abbuffate, ma per promuovere la crescita e la definizione della massa muscolare.
Il disturbo da alimentazione incontrollata appare essere l’unico disturbo in cui la prevalenza di uomini che ne sono affetti è simile a quella della popolazione femminile, così come appare simile la sintomatologia riportata dai pazienti.
Meyer et al., (2005) hanno sottolineato come il “binge eating disorder” per alcuni uomini non rappresenta un sintomo invalidante, ma come uno strumento per accrescere le proprie dimensioni. La popolazione maschile sembra preferire l’assunzione di grandi quantità di cibi grassi e proteici, piuttosto che di dolci, come invece accade più frequentemente per le donne. Inoltre, se per le donne il disturbo può rappresentare un rituale volto a sopprimere le emozioni negative, per gli uomini sembra essere una risposta alle emozioni negative che sperimentano (per esempio una reazione alla rabbia), a cui si associa una minor sensazione di “perdita di controllo”, rispetto alla categoria femminile. Le tematiche relative all’importanza della muscolatura e all’adozione di determinate scelte alimentari, pongono inevitabilmente l’attenzione sul mondo del fitness.
È interessante come la recente e sempre più diffusa moda del “cheat meal” o “pasto sgarro”, presenta dinamiche molto simili a quelle riscontrate negli episodi di binge eating, tipici della Bulimia. I “cheat meal” o “cheat days” sono pratiche caratterizzate da periodi prolungati di restrizione dietetica e alternati da pasti pianificati ad alto contenuto calorico (1000-9000 calorie), a cui seguono misure compensative come eccessivo esercizio fisico o nuove restrizioni alimentari (Murray et al., 2017).
Recentemente, l’attenzione sull’immagine corporea maschile è cresciuta, ma sono ancora pochi gli strumenti di assessment validi e standardizzati sulla popolazione maschile. Molti studi dimostrano come gli uomini affetti da disturbi alimentari, hanno minori probabilità di essere curati rispetto alle donne, sia per pregiudizi culturali che per mancanza di protocolli terapeutici in grado di individuare le peculiari manifestazioni sintomatologiche, che possono talvolta differire da quelle che comunemente presentano le categorie femminili.
In conclusione, promuovere una maggior consapevolezza sul tema è un aspetto cruciale per permettere il progresso scientifico, ma anche sociale. Una migliore consapevolezza può permettere la promozione di ambienti in cui gli uomini si sentano compresi e supportati. Infine, come sostenuto da Strother et al., (2012), l’incoraggiamento di una cultura che consente la vulnerabilità maschile è un importante obiettivo da perseguire.
Dott.ssa Di Poce Alessia
Psicologa
© 2021
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