La diagnosi di obesità non deve essere effettuata solo con l’Indice di Massa Corporea ma richiede una corretta anamnesi medica, un esame fisico ed esami di laboratorio.

 

L’obesità è una malattia?

 

L’obesità è stata dichiarata uno dei maggiori problemi di salute a livello mondiale, eppure molte persone non la riconoscono come malattia bensì come un “semplice” aumento del grasso, attribuibile alla scarsa volontà e pigrizia di chi ne soffre. Qualcuno teme che considerare l’obesità una malattia possa deresponsabilizzare chi ne è affetto o provocare un aumento dello stigma. In realtà il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica recidivante ha l’obiettivo di permettere alle persone con obesità di poter accedere a cure specialistiche senza sentirsi giudicate e colpevolizzate.

La diagnosi di obesità viene per lo più effettuata attraverso la misurazione dell’Indice di Massa Corporea (che si calcola dividendo il peso con il quadrato dell’altezza espressa in metri).

Una commissione di 58 esperti, con la presenza anche di persone che vivono con la condizione di obesità, ha recentemente pubblicato un documento sul The Lancet Diabetes & Endocrinology per definire meglio la cosiddetta obesità clinica e distinguerla da quella preclinica.

 

La diagnosi di obesità

 

La diagnosi di obesità non deve essere effettuata solo con l’Indice di Massa Corporea (IMC), tranne quando supera il valore di 40, ma con misurazioni dirette del grasso corporeo (DEXA, bioimpedenziometria) o criteri antropometrici (come la circonferenza della vita). È necessario inoltre una corretta anamnesi medica, un esame fisico ed esami di laboratorio. La diagnosi di obesità dovrebbe quindi essere eseguita da medici esperti di obesità.

Possiamo parlare di obesità clinica quando l’eccesso di adiposità comporta alterazioni nelle funzioni degli organi e/o limitazioni della mobilità o di alcune attività quotidiane di base. Distinguere l’obesità clinica da quella preclinica è necessario, perché i trattamenti farmacologici ed eventualmente chirurgici dovrebbero essere applicati prevalentemente nell’obesità clinica. La Commissione ha evidenziato però che anche nella forma preclinica potrebbero essere necessari interventi preventivi (sullo stile di vita, farmacologici o, in circostanze specifiche, chirurgici) quando c’è un rischio alto per la salute o quando facilita il trattamento di altre patologie concomitanti.

Possiamo quindi considerare l’obesità una malattia cronica recidivante e complessa, le cui cause sono multifattoriali e comprendono fattori genetici, ambientali, psicologici, sociali, nutrizionali e metabolici. Conoscere tutte queste determinanti può aiutare a ridurre lo stigma che spesso colpisce chi ne è affetto, considerato spesso pigro e senza forza di volontà.

La cura dell'obesità

 

La cura di una malattia complessa come l’obesità richiede trattamenti basati su evidenze scientifiche, la presa in carico da parte di una equipe interdisciplinare in grado di aiutare la persona non solo a perdere peso e a mantenerlo, ma soprattutto ad avere una buona qualità di vita.

Le persone spesso si colpevolizzano per la difficoltà a mantenere il peso perduto, ma non sempre gli è stato spiegato che il corpo risponde alla perdita del peso con meccanismi difensivi che aumentano la fame e il desiderio di mangiare e contemporaneamente riducono il dispendio energetico.

La cura dell’obesità non può essere superficiale, visto che conosciamo i diversi fattori che la provocano e che causano le ricadute, ma va personalizzata e definita insieme al paziente. L’obiettivo non è solo la perdita di peso ma il miglioramento del quadro clinico, la prevenzione delle possibili complicanze e una buona qualità della vita.

 

Dott. Enrico Prosperi

Medico Chirurgo Specialista in Psicologia Clinica

Presidente Società Italiana di Educazione Terapeutica

© 2025

 

Bibliografia

 

Rubino F, et al, Definition and diagnostic criteria of clinical obesity, Lancet Diabetes Endocrinol, 2025 Mar;13(3):221-262