L’Analisi Bioenergetica è una Psicoterapia a mediazione corporea ideata dal Medico e Psicoterapeuta statunitense Alexander Lowen che considera la mente e il corpo una unità funzionale: ciò che accade nell’una si riflette nell’altro e viceversa.

 

 

 

La danza, ha detto Carla Fracci, è poesia perché il suo fine ultimo è esprimere sentimenti anche se attraverso una rigida tecnica ed è compito dei ballerini far passare la parola attraverso il gesto.

Questa frase, che riassume così bene ciò a cui la danza aspira e cosa richiede ai ballerini, contiene un ossimoro corporeo, a mio avviso, prima ancora che concettuale: come si riesce ad essere espressivi e quindi interpreti coinvolgenti di una trama, veicolo di emozioni, vibranti di energia, fluidi nel movimento, dovendo applicare una rigida tecnica?

Una ambivalenza, quella descritta, che è all’origine di alcune difficoltà comunicative e di veri e propri blocchi psicocorporei che definirei caratteristici nei danzatori, con i quali ho lavorato, occupandomi di Psicoterapia Self Analitica Bioenergetica.

L’Analisi Bioenergetica è una Psicoterapia a mediazione corporea ideata dal Medico e Psicoterapeuta statunitense Alexander Lowen che considera la mente e il corpo una unità funzionale: ciò che accade nell’una si riflette nell’altro e viceversa.

La peculiarità di questo approccio efficace e completo è quella di associare al lavoro analitico quello corporeo al fine di sciogliere i nodi energetici ed esistenziali della persona integrando nel suo vissuto quelle emozioni perturbanti rimosse dalla coscienza, ma ristagnanti nel corpo, che potentemente vengono liberate facendogli esperire un profondo radicamento psicocorporeo con la realtà (grounding), una grande vitalità, un pieno sentire ed un muoversi consapevole, potente, fluido ed espressivo.

La danza classica, che spesso è la prima esperienza di movimento espressivo con la musica cui ci si avvicina fin dalla tenera età, prevede l’applicazione di una rigida tecnica che consenta la realizzazione di movimenti estremamente precisi eppure aerei che possono compiersi attraverso la costruzione di un corpo etereo, allungato, proiettato energeticamente verso l’alto quasi a voler recidere il legame con il suolo, come se anelasse, in ascensione, ad una immateriale e disincarnata grazia.

Da un punto di vista corporeo il ballerino (classico e moderno) sembra essere privo di grounding e quindi nell’impossibilità di poter “scendere nelle proprie gambe” e scaricare efficacemente la propria energia al suolo radicandosi in se stesso e alla terra. Persino il celebre metodo di Marta Graham, che cura particolarmente il rapporto degli arti inferiori col suolo, non consente un effettivo grounding, in quanto la tecnica prescrive che i ballerini spingano su contraendo gli addominali mentre il radicamento prevede lo scendere a terra rilasciando l’addome.

Nel mio lavoro di Psicoterapeuta self analitico bioenergetico con i danzatori ho avuto modo di intervenire su blocchi nei sette segmenti corporei (pelvico, addominale, diaframmatico, toracico, cervicale, orale ed oculare) che a mio avviso, al di là delle variabili individuali, sono favoriti e mantenuti da questa grande tensione ascensionale del corpo provocando:

  • tensioni muscolari e stress a carico delle articolazioni dei legamenti e delle ossa degli arti inferiori, non a caso molto esposti a rischio di infortunio, ma anche problematiche all’articolazione dell’anca e alla colonna vertebrale che sottendono e rinforzano difficoltà di grounding
  • una contrazione cronica del diaframma all’origine di una respirazione toracica e superficiale che sopprime la sensazione.
  • una disconnessione dal sentire sostenuta anche dal dover rigidamente “tenersi dentro” per controllare il movimento
  • un ostacolo alla circolazione dell’energia che si manifesta con un colorito cereo, come se i tessuti non venissero sufficientemente ossigenati e con uno sguardo bloccato, assente o spento.
  •  un inevitabile deficit dell’espressività.

Il problema dell’espressività è centrale nella danza e in tutte le arti che nascono e si offrono come canale comunicativo di storie, emozioni, sensazioni, vissuti e memorie che da sempre gli uomini hanno sentito la necessità di rappresentare e trasmettere ai loro simili.

Ma come ha dichiarato di recente il grande ballerino Roberto Bolle: “Per emozionare il pubblico devi provarle tu per primo quelle emozioni” e per sentire pienamente occorre respirare liberamente, essere radicato al suolo e con la realtà in profonda connessione con il proprio sé corporeo, con la propria anima e con gli altri, stato che si realizza pienamente attraverso il lavoro bioenergetico.

Da questa mia esperienza è nata una ricerca in cui ho elaborato Bioenergetidanza, un metodo che consente ai ballerini di effettuare un efficace lavoro di discesa a terra, di grounding, di allentamento delle tensioni e liberazione delle emozioni in esse cristallizzate attraverso il movimento espressivo con la musica (a loro così congeniale) e, ai non ballerini, l’esperienza di una danza del corpo che li ponga in profondo contatto con la propria realtà somatica e con le proprie emozioni in relazione agli altri. Gli esercizi, attraverso l’avvicendarsi delle fasi di carica, tensione, scarica e distensione, in associazione a tecniche quali ad esempio il role playing, il movimento abreativo, il rilassamento profondo, consentono di provare quelle sensazioni di vitalità piena, di gioia vibrante e di benessere oceanico che si raggiungono solo attraverso l’espansione e l’integrazione del corpo.

Bioenergetidanza, nella sua forma di classe di esercizi, non è una tecnica terapeutica (anche se i suoi effetti possono definirsi terapeutici), ma uno strumento prezioso per prendere consapevolezza dei propri blocchi energetici e cominciare ad allentare la corazza corporea che limita la persona nel sentire, nel muoversi, nell’esprimersi, nel relazionarsi, nell’autoaffermarsi e dunque nell’autorealizzarsi.

Il metodo è stato presentato poco più di un anno fa e ha trovato un tale riscontro che in breve tempo si è giunti allo svolgimento di corsi stabili frequentati da ballerini di varia provenienza (classica, moderna, tango), da neofiti della danza e da persone che non hanno mai ballato.

Oltre ai benefici psico-corporei che i partecipanti hanno espresso anche in forma scritta su cartelloni dedicati spendendo parole come: felicità, volo, forza, elasticità, avventura, leggerezza, liberazione, ho anche inteso sondare, attraverso l’espressione grafica, i cambiamenti percepiti nel livello di energia prima e dopo la classe di Bioenergetidanza.

In particolare, nel corso avanzato è stato richiesto agli allievi di porsi in profondo ascolto di ciò che il corpo e l’anima chiedevano prima della sessione e provare poi a rispondere graficamente e con una parola al temine della classe in quella dimensione di “por mente al corpo” che è uno dei cardini della Bioenergetica, diceva il Dr. Lowen, precisando: ”solo così possiamo sapere chi siamo” (A. Lowen, 2000, pg. 53).

I risultati sono stati estremamente interessanti ed emblematici a mio avviso degli effetti delle classi di Bioenergetidanza sui partecipanti:

  • C’è chi era in cerca di libertà, ispirazione, imprigionato in una testa a cui non è neanche più attaccato un corpo (segnale di importante scissione dell’unità psiche soma che costituisce il problema centrale delle società multimediali) e ha trovato forza, calore ed un incoraggiamento interno ad essere ottimista e splendente. Ciò che più colpisce è, non solo la ricostituzione dell’unità mente corpo (segno di integrazione), ma la comparsa di un mondo intero, immerso nella natura, colorato, vitale, col quale la persona si identifica e compenetra.

 

 

  • Altri allievi sono riusciti a focalizzare dei blocchi corporei spesso all’altezza del diaframma e del bacino e un senso di grande tensione generale; alla fine della sessione tali nodi energetici si sono sciolti lasciando una sensazione di apertura, piacevole scarica, calore, un senso di autenticità dei propri sentimenti, piacevoli ma anche scomodi, che una volta consapevolizzati costituiscono la chiave d’accesso per un sentire più pieno, per un movimento libero da costrizioni e attraverso un efficace grounding, per una sempre maggiore connessione con se stessi e con la madre terra che ci sostiene, con la propria realtà ed in sostanza con la vita. Esemplificativi in tal senso i disegni raffiguranti alberi che mostrano chiaramente questo percepirsi come parte della natura, il rivendicare una umanità che non può separarsi dal proprio elemento senza smarrirsi.

 

 

 

  • C’è poi chi ha voluto esprimere la propria gratitudine per essersi sentito come liberato da un grosso fardello e aver potuto sperimentare la leggerezza di un palloncino che si innalza verso il cielo. 

 

  •   E chi infine attraverso un lavoro su forze potenti e perturbanti ha visto la propria energia cambiare stabilmente e significativamente: da una spinta tensiva, oppressiva e carsica, alla vibrazione e al palpito del corpo e del cuore (“la vibrazione è la chiave della vitalità”, Lowen A. e L., 1997, pg. 17), da una energia di partenza meno magmatica (semi compressa) alla conquista della fluidità. 

Quella che vi ho narrato è l’appassionante avventura della riconquista del radicamento corporeo a passo di danza che abbraccia la scommessa del sentire e raggiunge la piena emozione del ritrovarsi, la potenza e fluidità del muoversi e la struggente, irrinunciabile bellezza dell’esprimersi.

Potremmo chiamarla “l’arte del movimento sentito”.

Bioenergetidanza: la danza del corpo, il corpo della danza.

 

 

Dott.ssa Alexia Di Filippo

Psicologa – Psicoterapeuta

Specialista in Self-Analisi Bioenergetica

 

Bibliografia

Lowen A. (2000), Bioenergetica, Feltrinelli, Milano

Lowen A. e L. (1997), Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica, Astrolabio, Roma