Cirillo et al., partendo dai fondamenti teorici formulati dall'equipe del Nuovo Centro per lo studio della famiglia della Selvini Palazzoli, hanno sviluppato un approccio al fenomeno della tossicodipendenza che si propone come un metamodello che possa servire ad una integrazione tra modelli di differente ispirazione teorica ed in grado di comunicare con differenti contesti non necessariamente di psicoterapia familiare, in considerazione anche della multifattorialità della tossicodipendenza.

 Cirillo et al. (1996), partendo dai fondamenti teorici formulati dall'equipe del Nuovo Centro per lo studio della famiglia della Selvini Palazzoli, hanno sviluppato un approccio al fenomeno della tossicodipendenza che si propone come un metamodello che possa servire ad una integrazione tra modelli di differente ispirazione teorica ed in grado di comunicare con differenti contesti non necessariamente di psicoterapia familiare, in considerazione anche della multifattorialità della tossicodipendenza.
Questi Autori hanno ipotizzato che, nel groviglio dei molteplici aspetti individuali, sociali, relazionali, di cui la tossicodipendenza è espressione, il “tipo di famiglia” con la sua peculiare struttura e funzionamento rivesta un ruolo essenziale e predominante nella genesi e nel mantenimento della tossicodipendenza.
Sulla base di dati raccolti attraverso colloqui e consultazioni familiari con soggetti tossicodipendenti maschi, gli Autori hanno individuato uno scenario “di portata trigenerazionale, dove la trasmissione intergenerazionale del trauma risultava il cofattore etiopatogenetico di maggior rilievo”.
E' stata quindi individuata una griglia processuale diacronica distinta in sette fasi o stadi corrispondenti a fasi del ciclo vitale familiare, ponendo al primo posto non la crisi nella coppia ma la relazione dei genitori con le rispettive famiglie d'origine; il secondo stadio riguarda la formazione della coppia genitoriale che risulta fortemente influenzata dalle modalità in atto che caratterizzano la relazione di ciascun genitore con i propri genitori; il terzo stadio si riferisce alla qualità del rapporto madre-figlio nell'infanzia; il quarto stadio riguarda l'adolescenza ed i primi comportamenti oppositivi o fallimentari non ancora sintomatici del figlio; il quinto stadio, che viene definito “il passaggio al padre” si riferisce al comportamento paterno vissuto dal figlio nell'adolescenza come assente o inadeguato per evitare l'ingresso nella tossicodipendenza; il sesto stadio riguarda l'incontro con le sostanze stupefacenti; il settimo stadio si riferisce alle strategie basate sul sintomo, cioè ai comportamenti successivi alla scoperta della tossicodipendenza che contribuiscono a cronicizzarla.
Dall'esame delle storie familiari, considerando questa “griglia processuale”, sono stati individuati differenti tipi di ricorrenze che hanno permesso di costruire tre percorsi processuali relazionali.
La casistica inclusa nel primo percorso rappresenta il sottogruppo numericamente più rilevante del campione esaminato; questo percorso è definito dagli Autori “l'abbandono dissimulato” perchè la modalità di accudimento del figlio da parte della madre è formalmente ineccepibile, ma sostanzialmente inadeguato.
I genitori del secondo sottogruppo sembrano strumentalizzare i figli all'interno delle disfunzioni della coppia perpetuando le esperienze insoddisfacenti vissute all'interno della famiglia di origine; i bisogni del figlio non vengono riconosciuti in alcun modo e la sua condizione di abbandono viene negata (“abbandono misconosciuto”).
Il terzo sottogruppo è rappresentato dalle situazioni di tossicodipendenza connesse a comportamenti antisociali con famiglie che si avvicinano alla definizione di “famiglia multiproblematica”; il figlio solitamente si trova a crescere affidato ad altre persone, ai nonni oppure istituzionalizzato (“abbandono agito”).
Nelle intenzioni degli Autori questa griglia di stadiazione diacronica a sette stadi può essere considerata come una metanarrazione che include le invarianze di tante storie familiari ascoltate nel tempo ( Marchetti, Gilli, Rosini 2001); rappresenta una sorta di “mappa” che orienta nelle diverse situazioni cliniche costituendo uno “sfondo di comprensione clinica” dell'etiopatogenesi della tossicodipendenza.

 

 

BIBLIOGRAFIA:


– Cirillo S., Berrini R., Cambiaso G., Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina, Milano;

 

Marchetti A., Gilli G., Rosini S.(2001) Storie illustrate di famiglia.Racconto delle origini ed esperienze emotive, Psicologia clinica dello sviluppo, 1, pp.133-0

 


                                 Massimo Guido
                              Medico Psichiatra Az. U.S.L. Roma F
                              Psicologo Clinico
                              Psicoanalista Società Psicoanalitica italiana

 

 

© 2011