Rossi coglie nel comportamento del tossicomane l'aspetto emotivo della nostalgia, ma di una nostalgia perversa che caratterizza una melanconia immobile senza possibilità di elaborare il lutto e di riconoscere la perdita originaria.
 Rossi (1980) coglie nel comportamento del tossicomane l'aspetto emotivo della “nostalgia” che corrisponde all'aspetto clinico e al corrispondente metapsicologico (che considera classicamente l'oralità, il narcisismo e l'arresto ad uno stadio arcaico dello sviluppo); i tossicomani sono chiusi, come i lotofagi dell'Odissea, in un mondo interno narcisistico, immobile, in cui l'impossibilità di cambiare si mette in evidenza nell'attaccamento ad oggetti interni arcaici e nel tentativo disperato di mantenere tutto immobile; desideri, ambizioni, tensioni verso gli oggetti sono cristallizzati “dall'angoscia di perdita” che non permette di utilizzare modalità di rapporto oggettuale nuove ma solo la facile ripetitività della droga che chimicamente ricrea, sempre uguale, una magia onnipotente.

Il tossicomane, secondo questo Autore, soffre di nostalgia, ma 
di una nostalgia perversa che caratterizza una melanconia immobile 
“senza possibilità di elaborare il lutto e di riconoscere la perdita 
originaria, arrestati all'illusione di permanenza perenne dell'oggetto 
arcaico, magicamente ed onnipotentemente ricreato ad ogni colpo di 
bacchetta magica, nel talismano della droga, tesoro favoloso 
reperibile facilmente” (p. 361).

 

 

                BIBLIOGRAFIA:


-- Rossi R. (1980) I lotofagi, Rivista di Psicoanalisi, 3, pp.359-367.

 


                             Massimo Guido
                            Medico Psichiatra Az. U.S.L. Roma F
                            Psicologo Clinico
                            Psicoanalista Società Psicoanalitica italiana

 

 

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