Il compito della psicopatologia dello sviluppo è quello di collegare ed integrare la teoria generale dello sviluppo con i dati empirici sulla normalità e sulla devianza.I modelli teorici meno recenti consideravano il bambino, nel periodo neonatale, come se vivesse in un guscio autistico, uno stadio narcisistico; più recentemente, i dati della 'infant research' contrastano con questi modelli teorici contribuendo ad una differente teoria della motivazione.

 Il compito della psicopatologia dello sviluppo è quello di collegare ed integrare la teoria generale dello sviluppo con i dati empirici sulla normalità e sulla devianza spiegando come “l'individuo ed il contesto operino insieme nel produrre modelli di funzionamento adattivo e disadattivo e rendere conto di come questo funzionamento passato e presente influenza il funzionamento futuro” (Sameroff, 1989, p.33).
Sroufe e Waters (1977) sottolineano che la continuità dello sviluppo è rappresentata dalla capacità del bambino di mantenere una organizzazione adattiva attraverso il tempo, 'funzionando' in un contesto personale e sociale che muta con l'età, passando da un livello ad un altro di organizzazione adattiva.La psicologia dello sviluppo ha indagato sui pattern che sottendono questa capacità adattiva del bambino individuando l'importanza di una funzione autoregolativa del sé, che si sviluppa in sequenza epigenetica e che ha il significato di organizzatore interno.
La psicoanalisi, a partire da Freud, ha indicato chiaramente un livello psicologico di rappresentazione degli eventi fisici fondamentali del bambino per la conservazione della vita (mangiare ed eliminare, attività e passività, quiescenza e pianto, veglia e sonno) e della loro regolazione.
I modelli teorici meno recenti consideravano il bambino, nel periodo neonatale, come se vivesse in un guscio autistico, uno stadio narcisistico, in cui la fame e qualche altro bisogno fisiologico aumentando di intensità determinava il pianto e l'emergenza di urgenze aggressive e primitive che avevano bisogno di una 'scarica'; il bambino allora scopriva l'oggetto riconoscendolo come fonte di soddisfazione del bisogno; mentre inizialmente la fonte ed il bambino esistono all'interno di una dualità oceanica o fusa, si passa successivamente ad una condizione in cui il bisogno, e la posticipazione della sua soddisfazione, determinano una maggiore discriminazione dell'oggetto esterno con cui il bambino stabilisce un rapporto simbiotico o anaclitico.
Più recentemente, i dati della 'infant research' contrastano con questi modelli teorici contribuendo ad una differente teoria della motivazione.



 

BIBLIOGRAFIA:


– Sameroff A.J. (1989) Sviluppo e psicopatologia, in Relationships Disturbances in Early Childhood. A Developmental Approach, Basic Books, New York (trad. it.: A.J. Sameroff, R.N. Emde (a cura di) I disturbi delle relazioni nella prima infanzia, Bollati Boringhieri, Torino, 1991);

 

Sroufe L.A., Waters E. (1977) Attachment as an Organizational Construct, Child Development, 48, pp. 1184-1199 .





                                      Massimo Guido
                                   Medico Psichiatra Az. U.S.L. Roma F
                                   Psicologo Clinico
                                   Psicoanalista Società Psicoanalitica italiana



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