La resilienza è la possibilità di reagire positivamente alle difficoltà sapendo utilizzare la propria forza interiore e l’esperienza generata da situazioni ostili, per costruire il futuro e proteggere la propria integrità sotto l’azione di forti pressioni.

Il sopraggiungere di una malattia cronica rappresenta un evento né scelto né desiderato, che costituisce un disequilibrio esistenziale, una rottura che introduce l’incertezza. In questo senso il cambiamento è una specie di lutto, ossia la perdita di ciò che è consueto (Lacroix – Assal, 2005).

Di fronte alle difficoltà possiamo assumere un atteggiamento sconfitto, da vittime, oppure possiamo cercare il significato della vita e costruire dei ponti che ci portino a superare la difficoltà attuale, ricordandoci di «trovare un senso nella vita anche quando la situazione può sembrare senza speranza» (Frankl, 1962). Tenere presente questo può essere prezioso nel caso in cui venga diagnosticata al paziente una malattia cronica, la cui scoperta può essere uno shock. La malattia cronica mette di fronte alla limitatezza dell’essere umano. Il senso che si attribuisce alla vita è messo in discussione nel momento in cui l'individuo vede la malattia come minaccia alla realizzazione di propri progetti, all’adempimento di alcuni compiti e ruoli, al raggiungimento di obiettivi in ambito professionale, familiare, affettivo.

Per accettare la malattia cronica occorre accogliere i propri limiti e andare oltre la domanda “perché proprio a me?”. C’è bisogno allora di ricercare in modo proattivo nuovi equilibri e adattamenti utili a mettere in campo le proprie risorse e potenzialità (Bonino, 2006).

Nella realtà il malato è una persona che non ha soltanto da ricevere ma soprattutto da dare e da realizzare; può darsi obiettivi diversi e raggiungibili, trovare nuovi ruoli e attività, dando quindi un nuovo significato alla propria presenza nel mondo senza rimanere intrappolato nella propria identità di malato non più utile socialmente e bisognoso di aiuto. È dunque fondamentale riacquistare il senso di autoefficacia partendo da una valutazione realistica di quali azioni e attività si possono ancora fare e di che cosa invece è diventato impossibile praticare con la malattia.

L’impatto che si ha nell’affacciarsi alla malattia varia certamente a seconda dell'individuo, della sua personalità, della situazione personale nei vari contesti in cui è inserito e della capacità di resilienza. Quest'ultima implica il saper accettare e affrontare la malattia cronica utilizzando un’attenzione personale e una presenza attiva di chi diventa attore protagonista di ciò che gli capita. Infatti, la resilienza corrisponde alla capacità umana di affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rinforzato o perfino trasformato (Grotberg, 1996). La resilienza è la possibilità di reagire positivamente alle difficoltà sapendo utilizzare la propria forza interiore e l’esperienza generata da situazioni ostili, per costruire il futuro e proteggere la propria integrità sotto l’azione di forti pressioni.

Le caratteristiche della resilienza sono l’“insight” o introspezione, ossia la capacità di esaminare se stesso, porsi domande e rispondersi con sincerità; l’indipendenza, ovvero la capacità di mantenersi a una certa distanza, fisica ed emozionale, dei problemi; l’interazione, ossia la capacità di stabilire rapporti intimi e soddisfacenti con altri individui; l’iniziativa, intesa come la capacità di comprendere e fare fronte ai problemi; la creatività concepita come il fare ordine, il darsi obiettivi partendo dal caos; la disposizione dello spirito all’allegria, con cui ci si possono relativizzare le situazioni e assumere una visione positiva di queste; la morale, con riferimento ai valori accettati dalla società di appartenenza (Wolin - Wolin, 1993).

La resilienza per chi soffre di una malattia cronica può rappresentare un cammino da percorrere per riprendersi e ripartire dopo la diagnosi, per risollevarsi facendo ricorso alle proprie risorse, senza comunque sottostimare la realtà della ferita.

La resilienza, come cammino a livello familiare, corrisponde alla capacità che ha un sistema di resistere ai cambiamenti prodotti dall’esterno, di superare queste crisi mantenendo la coesione a livello strutturale. Principalmente durante una crisi (come può essere la diagnosi di una malattia cronica) la famiglia, nel processo di resilienza, in un primo momento può trasformare la sua struttura, scoprire fattori interni ed esterni che possano aiutarla a diventare meno vulnerabile evitando che la situazione degeneri e, in seguito, può superare la crisi stessa per affrontare una ristrutturazione del sistema, per uscirne rinforzata e cogliere nella crisi un'evoluzione per la crescita.

 

Dott.ssa Angela Todaro

Psicologa, Psicoterapeuta e Analista transazionale

angelatodaro@live.it

 

Bibliografia

BONINO S., Mille fili mi legano qui. Vivere la malattia, Laterza, Roma-Bari, 2006.

FRANKL V. E., Man’s search for meaning, Simon and Schuster, New York, 1962.

GROTBERG E., La resiliencia en accióntrabajo presentado en el Seminario Internacional sobre Aplicación del Concepto de Resiliencia en Proyectos Sociales, Universidad Nacional de Lanús, Fundación Van Leer, 1997.

LACROIX A. – J.P. ASSAL, Educazione terapeutica dei pazienti. Nuovi approcci alla malattia cronica, Edizioni Minerva Medica, Torino, 2005.

WOLIN, S.J. - S. WOLIN, The Resilient Self: how Survivors of Troubled Families Rise Above Adversity, Villard Books, New York, 1993.