Nel 1951 Bowlby venne a conoscenza del lavoro di Konrad Lorenz sull’ imprinting che evidenziava che in alcune specie animali il comportamento d’attaccamento, cioè un forte legame nei confronti di una specifica figura materna, può svilupparsi senza che il giovane animale riceva cibo; negli anni successivi Bowlby sviluppa una teoria che ritiene possa contenere tutti quei fenomeni studiati dalla psicoanalisi come le relazioni d’amore, l’angoscia di separazione, il lutto, la difesa, la collera, la colpa, la depressione, il trauma, il distacco emotivo, i primi anni di vita; secondo Bowlby il legame del bambino con la madre è il prodotto di un preciso ed in parte preprogrammato sistema di schemi comportamentali che normalmente si sviluppano durante i primi mesi di vita e che hanno come risultato prevedibile di mantenere il bambino in prossimità della madre.

    L’approccio etologico nella teoria dell’attaccamento

 

Nel 1951 Bowlby venne a conoscenza del lavoro di Konrad  Lorenz sull’ imprinting che evidenziava che in alcune specie animali il comportamento d’attaccamento, cioè un forte legame nei confronti di una specifica figura materna, può svilupparsi senza che il giovane animale riceva cibo (Bowlby, 1969).

La lettura dei dati di Lorenz, confermati attraverso ripetuti esperimenti, rivelò a Bowlby  “un nuovo universo, in cui scienziati di grande calibro stavano studiando le specie non umane, indagando su molti dei problemi che noi stavamo affrontando nello studio della specie umana, in particolare investigando su quella relazione relativamente durevole che in molte specie si stabilisce dapprima tra i piccoli e i loro genitori e più tardi tra coppie di compagni, e sulle cause che possono incrinare questa relazione” (Bowlby, 1988, p.23).

Negli anni che seguirono Bowlby approfondì i concetti base dell’etologia con l’aiuto di Robert Hinde studiando le possibili connessioni con la specie umana; un obiettivo fondamentale era comprendere la natura del legame che il bambino sviluppa nei confronti della madre per comprendere la reazione del bambino alla separazione o alla perdita della figura materna (Bowlby, 1969).

Nel 1957 venne presentato alla British Psychoanalitic Society il primo di tre lavori  The nature of the child’s tie to his mother , che costituisce la prima formulazione della teoria dell’attaccamento e che utilizza in larga misura concetti tratti dall’etologia.

In questa prima versione della teoria vengono descritti cinque modelli di comportamento che contribuiscono all’attaccamento (il succhiare, l’aggrapparsi, il seguire, il piangere e il sorridere) e che si .organizzano focalizzandosi su una specifica figura materna durante la seconda metà del primo anno; Bowlby rivisita l’eredità di Freud ma confuta la teoria della pulsione secondaria che spiega il legame che il bambino ha con la madre con il soddisfacimento,  da parte di quest’ultima, delle esigenze fisiologiche del bambino (Bowlby, 1969, 1988; Bretherton, 1991); a partire da quel primo lavoro, rivista anche l’alternativa kleiniana riguardo al legame madre-bambino, Bowlby elabora sempre più compiutamente la sua teoria.

In  Attachment and Loss (1969) è ormai definito uno schema concettuale che può, secondo Bowlby,  rappresentare un’alternativa alla classica metapsicologia, in grado di contenere tutti quei fenomeni studiati dalla psicoanalisi come le relazioni d’amore, l’angoscia di separazione, il lutto, la difesa, la collera, la colpa, la depressione, il trauma, il distacco emotivo, i primi anni di vita (Bowlby, 1988).

In questo lavoro è ampiamente sviluppata l’ipotesi di Bowlby che si basa sulla teoria del comportamento istintivo: il legame del bambino con la madre è il prodotto di un preciso ed in parte preprogrammato sistema di schemi comportamentali che normalmente si sviluppano durante i primi mesi di vita e che hanno come risultato prevedibile di mantenere il bambino in prossimità della madre; la versione della teoria proposta  nel lavoro del 1957 che descriveva i cinque modelli comportamentali, considerata  una teoria delle risposte istintuali parziali, viene in questo lavoro successivo sviluppata alla luce di una migliore comprensione dei sistemi di controllo: in questa teoria aggiornata i cinque modelli di comportamento vengono incorporati tra i nove e i diciotto mesi di vita del bambino  in sistemi più complessi organizzati ed attivati secondo un fine stabilito, mantenere la vicinanza con la madre.  

                

 

 BIBLIOGRAFIA:


--Bowlby J. (1969) Attachment and Loss, vol. 1: Attachment, Basic Books, New York  (trad.it.: Attaccamento e perdita, vol. 1: L'attaccamento alla madre, Bollati Boringhieri, Torino, 1972);

 

--Bowlby J. (1988) A Secure Base, Routledge, London (trad. it.: Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell'attaccamento, Raffaello Cortina, Milano, 1989);

 

--Bretherton I. (1991) Le origini e gli sviluppi della teoria dell'attaccamento, in Attachment across the life cycle, Tavistock/Routledge (trad.it.: in C.M. Parkes, J. Stevenson-Hinde, P. Marris (a cura di) L'attaccamento nel ciclo della vita, Il Pensiero  Scientifico, Roma, 1995).

 

 
                                             Massimo Guido
                              
Medico Psichiatra Az. U.S.L. Roma F

                                      Psicologo Clinico
                                      Psicoanalista Società Psicoanalitica italiana

 

 

 

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