James Robertson, che aveva affiancato Bowlby e raccolto dati per due anni per il progetto di ricerca sui bambini ospedalizzati,fece uscire un film dal titolo "A two year-old goes to Hospital", che suscitò notevoli polemiche nel mondo ospedaliero. A partire da quegli anni, utilizzando la teoria psicoanalitica come schema di riferimento e concetti tratti dall’etologia, dalla cibernetica e dalla biologia evoluzionistica, Bowlby ha costruito un nuovo schema di riferimento concettuale dando un importante contributo proprio nell’analisi delle connessioni tra la teoria psicoanalitica ed altri dati e relative discipline.

                                   Il metodo di John Bowlby


Nel 1953 James Robertson che aveva affiancato Bowlby e raccolto dati per due anni per il progetto di ricerca sui bambini ospedalizzati, fece uscire un film sotto la scrupolosa supervisione di Bowlby, dal titolo  A two year-old goes to Hospital, che suscitò notevoli polemiche nel mondo ospedaliero e creò le premesse per un miglioramento della pratica pediatrica ed ostetrica riguardo alle condizioni di vita dei bambini ospedalizzati nel mondo occidentale: l’elemento centrale del film era l’evidenza delle conseguenze negative legate alla separazione non necessaria dei bambini dai loro genitori.

Il dibattito e le contrastanti opinioni suscitati dalle prime pubblicazioni e dai film continuò ancora per anni ed alcuni tra gli operatori, psichiatri infantili, psicologi, continuarono a sostenere che le tesi di Bowlby non erano sufficientemente suffragate da prove.

Bowlby invece riteneva che i dati derivanti dalle sue osservazioni sugli effetti sfavorevoli della privazione della figura materna sullo sviluppo della personalità del bambino e sui mezzi idonei per prevenire tale privazione necessitavano di un modello teorico e pensava che i concetti derivanti dai modelli teorici psicoanalitici in quegli anni non riuscivano a fornire una spiegazione dei dati che provenivano dalle sue osservazioni; scriverà successivamente, riguardo al legame del bambino con la madre:

A quel tempo era ampiamente condivisa l’opinione che il motivo per cui il bambino sviluppa uno stretto legame con la madre è che lei lo nutre. Vengono postulati due tipi di pulsioni, primarie e secondarie. Si ritiene che la fame sia una pulsione primaria e la relazione personale, cui ci si riferisce con il termine “dipendenza”, una pulsione secondaria: Non mi sembrava che questa teoria si adattasse ai fatti (…)  Una teoria alternativa, elaborata dalla scuola ungherese di psicoanalisi, postulava una relazione d’oggetto primitiva che si instaura fin dalle origini. Tuttavia nella sua versione più nota, quella sostenuta da Melanie Klein, il seno materno è postulato come il primo oggetto, e l’accento è posto sul cibo e sull’oralità e sulla natura infantile della “dipendenza”.  Nessuno di questi aspetti si accordava con la mia esperienza con i bambini. Ma se le teorie correnti sulla dipendenza erano inadeguate, qual’era l’alternativa? (Bowlby, 1988, p. 23).

 
A partire da quegli anni, utilizzando la teoria psicoanalitica come schema di riferimento e concetti tratti dall’etologia, dalla cibernetica e dalla biologia evoluzionistica,  Bowlby ha costruito un nuovo schema di riferimento concettuale dando un importante contributo proprio nell’analisi delle connessioni tra la teoria psicoanalitica ed altri dati e relative discipline  (Greenberg, Mitchell 1983; Bowlby, 1988) e nel suo lavoro ha utilizzato un metodo di studio e di ricerca diverso da quello tradizionale; scriveva Bowlby:

 “invece che a dati ottenuti nel trattamento di pazienti, io ho attinto a osservazioni sul comportamento di bambini piccoli in situazioni reali di vita” (1969, p. 21).


 

                  BIBLIOGRAFIA:


--Bowlby J. (1969) Attachment and Loss, vol. 1: Attachment, Basic Books, New York  (trad.it.: Attaccamento e perdita, vol. 1: L'attaccamento alla madre, Bollati Boringhieri, Torino, 1972);

 

--Bowlby J. (1988) A Secure Base, Routledge, London (trad. it.: Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell'attaccamento, Raffaello Cortina, Milano, 1989);

 

--Greenberg J.R., Mitchell S.A. (1983) Object Relations in Psychoanalitic Theory, Harvard University Press, Cambridge (trad. it.: Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica, Il Mulino, Bologna, 1986).

  

 
                                             Massimo Guido
                              
Medico Psichiatra Az. U.S.L. Roma F

                                      Psicologo Clinico
                                      Psicoanalista Società Psicoanalitica italiana

 

 

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