In Italia circa il 2-3% dei bambini può sviluppare un DSA, la cui diagnosi è prettamente di esclusione

 

 

 

“Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà lintera vita a credersi stupido” (Albert Einstein)

 

 

“A scuola mi prendono in giro perché leggo male”, “in classe sono sempre l’ultimo a finire i compiti di matematica”, “i miei compagni mi dicono che scrivo tutto storto”. Queste sono solo alcune delle espressioni più ricorrenti che riportano i bambini o i ragazzi che hanno un DSA, acronimo usato per riferirsi ai disturbi specifici dell’apprendimento. Stando ai dati riportati in letteratura, attualmente, in Italia circa il 2-3% dei bambini può sviluppare un DSA, la cui diagnosi è prettamente di esclusione: non deve esserci un ritardo cognitivo, non devono essere presenti deficit sensoriali e devono essere escluse pregresse psicopatologie accertate. Solo verificate queste condizioni, si può procedere con una diagnosi di disturbo specifico di apprendimento (Consensus Conference- ISS, 2010).

Occorre chiarire, poi, che parlare di disturbo è qualitativamente diverso dal parlare di difficoltà. Per definizione si definisce disturbo una condizione patologica che interferisce con la sfera cognitiva, comportamentale, emotiva ed affettiva; in tal senso, il disturbo deve presentarsi come persistente e resistente al trattamento. Il bambino con un disturbo di apprendimento migliora poco e rimane lento, nonostante gli interventi messi in atto. Come per le altre condizioni patologiche, la diagnosi è la procedura da cui partire per conoscere il funzionamento della persona, deve essere funzionale e tempestiva, avvenire nel rispetto dei tempi e delle modalità definite dal sistema scolastico e clinico e inserirsi in una prospettiva bio-psico-sociale. In definitiva è necessario considerare gli aspetti neurobiologici, riconosciuti come fattori eziologici del disturbo, insieme ai fattori psicologici, sociali, scolastici e comportamentali.

Queste indicazioni sono importanti per non rischiare di identificare i “falsi positivi”, cioè casi problematici che in seguito a training e insegnamenti specifici possono migliorare la propria performance. Al contrario, un soggetto che, dopo essere stato valutato con batterie di test standardizzate per i DSA, riceve una diagnosi di disturbo di apprendimento si confronta con un disturbo cronico. Tuttavia, è importante sottolineare la possibilità di intervenire a riguardo per migliorarne lo sviluppo e le autonomie. Proprio questa “modificabilità” del disturbo, infatti, deve guidare il processo di intervento e riabilitazione, purché questo avvenga in modo integrato e multidisciplinare: un intervento scolastico, ad esempio, attuato con piani didattici personalizzati e/o con training ad hoc, non può prescindere da interventi svolti anche in ambito clinico.

Ricevere una diagnosi di DSA può produrre senso di colpa, frustrazione, bassa autostima e vissuti di ansia, che danneggiano la qualità di vita dei soggetti. Dapprima, in ambito scolastico, dove non è infrequente trovare episodi di bullismo o stigmatizzazione da parte dei pari per le performance scolastiche che spesso non soddisfano i criteri attesi per classe e per età, e in seguito, in situazioni sociali e lavorative. Basti pensare che ricevere una diagnosi di disturbo di apprendimento condiziona effettivamente molti soggetti a scegliere occupazioni diverse e non in linea con le loro ambizioni e volontà (Taylor&Walter, 2003). Inoltre, anche il fattore dell’età in cui si riceve la diagnosi ricopre un ruolo determinante. Da diversi studi presenti in letteratura, si può facilmente notare come una diagnosi tardiva può contribuire a peggiorare la condizione non solo accademica e lavorativa, ma anche psicologica e relazionale di questi soggetti. A tal proposito, da uno studio condotto in Italia, si evince che il 40% dei partecipanti ha dichiarato di sentirsi inadeguato rispetto ai pari, al momento della diagnosi, e il quadro sembra peggiorare quando questa arriva in tarda età, dove per l’appunto, il 65% del campione ha riportato vissuti più elevati di frustrazione e bassa autostima (Pizzoli C., Lami L., Palmieri A., Sollevando M.C. 2011).

A questo punto, è evidente come ciò che sembrava essere un disturbo solo scolastico possa in verità contribuire a determinare quel famoso circolo vizioso di impotenza appresa, che Seligman ha descritto come una capacità appresa di fallire, che si sviluppa in contesti avversi che rafforzano le proprie mancanze e difficoltà, invece di creare una situazione di sostegno e aiuto che, al contrario, sarebbe necessaria (Seligman, 1972).

In conclusione, la frase di Einstein in apertura, ben riassume il significato e le problematiche associate a tali disturbi: si tratta di condizioni in cui una diagnosi tempestiva, un intervento mirato e personalizzato, un’educazione sulle difficoltà associate e sulle misure compensative da attuare, possono davvero fare la differenza nel tutelare e aiutare tutti coloro che hanno un disturbo dell’apprendimento e nel favorirne una reale inclusione sociale.

Al contrario, una mancata diagnosi o un riconoscimento tardivo del disturbo, un ambiente ostile e la mancanza di strumenti compensativi e dispensativi, pongono il bambino, il ragazzo o l’adulto poi, in una condizione svantaggiosa e frustrante, che lo espone ad esclusione sociale e stigmatizzazione da parte dei pari e all’erronea convinzione dell’essere “poco intelligente”.

 

Dott.ssa Chiara Di Berardino

Psicologo clinico

© 2021

 

Bibliografia

 

  • Consensus Conference Disturbi evolutivi specifici di apprendimento- ISS
  • Kathleen E. Tayler, Janet Walter (2003) Occupation choices of adults with and without symptoms of dyslexia, Dyslexia/ Volume 9, Issue 3
  • Martin E. P. Seligman, Learned Helplessness (1972) Annual review of medicine
  • Pizzoli C., Lami L., Palmieri A., Solimando M.C. (2011) Dislessia e fattori psicosociali: percorso accademico e benessere psicosociale in due campioni di dislessici divenuti giovani adulti, Psicologia Clinica dello Sviluppo, Anno XV, numero 1, aprile 2011