Il sostantivo “Siblings” viene utilizzato nella terminologia anglo-americana per indicare i fratelli indipendentemente dal loro sesso

 

 

Le implicazioni a livello psicologico, fisico e sociale derivanti da un disturbo del comportamento alimentare in una persona che ne è affetta, nonché nella sua famiglia, sono ben documentate; tuttavia un gruppo specifico che fino ad oggi è stato considerato in minima parte, sia nella ricerca che nella pratica clinica, è il gruppo dei “Siblings” (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

Il sostantivo “Siblings” viene utilizzato nella terminologia anglo-americana per indicare i fratelli indipendentemente dal loro sesso, mentre in campo medico questo stesso sostantivo viene utilizzato per distinguere gli individui con sviluppo tipico dai loro fratelli con disabilità e patologie gravi o croniche. [1]

Analogamente ai genitori di un individuo con un disturbo alimentare, anche i siblings si trovano a vivere a stretto contatto con questo disturbo, dunque ci si chiede se “Possono esserci delle conseguenze negative per quanto riguarda il loro benessere?”, oppure se “I siblings hanno un maggior rischio di sviluppare psicopatologia generale o un disturbo alimentare?”

Oggigiorno sono pochi gli studi che hanno indagato direttamente l’esperienza, le caratteristiche e il benessere dei siblings di individui con disturbi alimentari.

Tuttavia, dai dati disponibili in letteratura è possibile affermare che essere “siblings” può avere delle implicazioni negative per quanto riguarda il benessere emotivo, il rischio di psicopatologia, comportamenti e sintomi legati all’alimentazione nonché implicazioni a livello sociale.

Infatti risulta evidente una diminuzione della qualità della vita accompagnata spesso da ripercussioni fisiche come: problemi legati al sonno, bassi livelli di energia, difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

Oltre a questi effetti fisici, si possono osservare anche emozioni negative, per esempio: paure e preoccupazioni per il futuro oppure sentimenti di impotenza, tristezza e rabbia scaturiti dal senso di impotenza nel fornire un aiuto adeguato ai propri fratelli. Difatti, un’emozione che è possibile osservare di frequente è il senso di colpa che potrebbe derivare dalla sensazione di essere i responsabili dell’inizio del disturbo dei loro fratelli a causa delle osservazioni o azioni fatte in passato oppure, per alcuni individui, potrebbe derivare dalla lealtà verso i propri genitori da un lato e la lealtà verso i propri fratelli dall’altro (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

Per quanto riguarda il rischio di psicopatologia i risultati presenti in letteratura sono contrastanti: da un lato, infatti, alcuni studi quantitativi indicano che i siblings non differiscono dai controlli riguardo il disagio psicologico; dall’altro, invece, sono state rilevate difficoltà emotive, tratti ossessivo-compulsivi e depressione rispetto al gruppo di controllo.

Inoltre studi sull’aggregazione familiare hanno mostrato che i siblings presentavano 1,4% di probabilità in più di tentare il suicidio rispetto ai controlli e probabilità maggiori di ricevere una diagnosi di: disturbi affettivi, disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi della personalità (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

In uno studio condotto da Matthews et al., (2020) è stato rilevato che, rispetto ai controlli, i siblings di individui con AN presentavano livelli maggiori di Ansia e Genitorialità, ovvero è l’adolescente a fornire il supporto emotivo e/o strumentale alla sua famiglia. Inoltre è stato anche rilevato che il sesso prediceva delle differenze significative: le ragazze, infatti, presentavano punteggi più alti di ansia rispetto ai ragazzi e percepivano che l’AN influiva sulle relazioni interpersonali in modo più negativo (come, ad esempio, la percezione che i membri della famiglia trascorrano meno tempo insieme oppure sentirsi ignorati dai genitori). È importante sottolineare come coloro che percepivano le interazioni familiari e sociali come più̀ negative riferivano poi maggiori sintomi di ansia e depressione (Matthews et al., 2020).

Così come per la psicopatologia generale, anche i risultati riguardo i comportamenti e i sintomi legati all’alimentazione sono contrastanti.

Mentre per alcuni siblings l’essere a stretto contatto con un disturbo alimentare favorisce atteggiamenti negativi nei confronti della dieta e una consapevolezza maggiore riguardo un’alimentazione sana; per altri si evidenzia un’inclinazione a livelli subclinici di sintomi di disturbi alimentari e un livello più elevato di insoddisfazione corporea (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

Un ulteriore aspetto interessante derivante dall’essere siblings riguarda le ripercussioni sia a livello sociale che in ambito familiare. Mentre per alcuni individui risulta efficace richiedere e ricevere supporto dai loro amici, parenti o partner, altri evitano di rivelare i loro sentimenti o le loro esperienze al di fuori dell’ambiente familiare. Questo evitamento potrebbe derivare dal fatto che i genitori desiderano tenere nascosta la malattia del figlio oppure potrebbe derivare dal senso di imbarazzo o vergogna o dalla paura dello stigma favorendo così la tendenza a sentirsi socialmente isolati o a ritirarsi dal contatto sociale (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

In ambito familiare il disturbo potrebbe provocare delle situazioni tese, per esempio l’ora dei pasti viene vissuta dai siblings come l’arena principale per discussioni e conflitti, oppure potrebbe causare meno disponibilità genitoriale in quanto l’attenzione viene posta principalmente al fratello diagnosticato.

Inoltre è possibile che i genitori chiedano ai siblings, sia implicitamente che esplicitamente, di essere indipendenti e disponibili già in giovane età, richieste che causano in questi sentimenti di rabbia e risentimento (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

Anche il ruolo che i siblings assumono all’interno dell’ambiente familiare cambia; solitamente sono i fratelli maggiori ad assumersi maggiormente le responsabilità del benessere e della salute dei loro fratelli.

Il ruolo assunto può essere quello di “mediatori” tra i genitori e il fratello diagnosticato, quello di dare sostegno e cura ai propri genitori oppure, un ruolo tipicamente assunto e da non sottovalutare risulta essere quello del “bambino sano”. Questo ruolo consiste nel nascondere deliberatamente le proprie difficoltà, i propri bisogni e le proprie preoccupazioni enfatizzando invece i propri successi. Sostanzialmente questo ruolo viene messo in atto nel tentativo di evitare di dare ai propri genitori ulteriori preoccupazioni (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

Oltre queste implicazioni negative, è possibile osservare anche alcuni aspetti positivi. Per esempio, in alcune famiglie, il disturbo può generare una maggiore solidarietà e coesione familiare; il rapporto tra i fratelli può rafforzarsi ancora di più oppure si può osservare anche un miglioramento delle abitudini alimentari all’interno della famiglia così come la formazione di un carattere più resiliente (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

Tuttavia, considerati gli effetti negativi, i siblings sono un gruppo che necessita attenzione in quanto la comprensione della loro esperienza e delle loro esigenze può aiutare a diagnosticare precocemente la psicopatologia e a identificare quei fratelli particolarmente a rischio di sviluppare disturbi alimentari (Maon, Horesh & Gvion, 2020).

 

Dott.ssa Mariagrazia Di Stefano

Psicologa

 

Bibliografia

Maon, Iris; Horesh, Danny; Gvion, Yari (2020). Siblings of Individuals With Eating Disorders: A Review of the Literature. Frontiers in Psychiatry, 11(), 604–.doi:10.3389/fpsyt.2020.00604 

Matthews, Abigail; Peterson, Claire M.; Lenz, Katrina; Kramer, Rachel A.; Mara, Constance; Copps, Emily; Mitan, Laurie (2020). Modifiable factors associated with mental health symptoms in siblings of adolescents with anorexia nervosa. Eating and Weight Disorders - Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, doi:10.1007/s40519-020-00993-6 

 

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