Nonostante gli importanti risultati ottenuti con l’intervento chirurgico, indipendentemente dal tipo di procedura in molti casi c’è un importante recupero di peso dopo 2 anni. Diversi sono i fattori che contribuiscono alla ripresa del peso corporeo

Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet ha analizzato il trend dell’obesità dal 1975 al 2014 e ha ipotizzato che di questo passo nel 2025 la prevalenza di persone affette da obesità raggiungerà il 18% tra gli uomini e oltre il 21% tra le donne. Numeri allarmanti considerando le malattie che si associano all’obesità, come il diabete, le patologie cardiovascolari, i tumori. Le tradizionali cure mediche hanno fallito nel loro intento, perché non hanno considerato la persona al centro della sua cura e si sono limitate a prescrivere diete restrittive o prive di alcuni alimenti, spesso per altro considerati i più gustosi da parte dei pazienti. Non hanno ascoltato i bisogni di coloro di cui si prendono cura, non hanno considerato l’importanza di un reale coinvolgimento per una terapia che deve durare una vita. La dietetica restrittiva, utilizzata anche in coloro che si preoccupavano di qualche chilo in più, ha contribuito al dilagare dell’obesità, portando in dote chili aggiuntivi grazie all’effetto Yo-Yo. Oggi c’è un ritorno alle diete iperproteiche, le cosiddette chetogeniche, sicuramente più bilanciate rispetto a quelle di un tempo e considerate giustamente, alla stregua di un farmaco che necessita di un costante controllo medico. Nel caso dell’obesità più grave e a maggior rischio di complicanze, ha preso sempre più piede la chirurgia bariatrica, che richiede una serie di consulenze, non ultima quella psichiatrica necessaria per il nulla osta all’intervento. Nonostante gli importanti risultati ottenuti con l’intervento chirurgico, indipendentemente dal tipo di procedura in molti casi c’è un importante recupero di peso dopo 2 anni. Diversi sono i fattori che contribuiscono alla ripresa del peso corporeo, dal riemergere o sopraggiungere di un disturbo alimentare, a stili di vita non salutari, abitudini alimentari scorrette, particolari stati psicologici.

Uno studio del 2019 ha cercato le cause dell’aumento del peso dopo l’intervento chirurgico: una è legata alla qualità di cibo assunto e non alla quantità, minore assunzione di verdura, aumento del consumo di alimenti ricchi di zuccheri e minor numero di pasti con il frequente malcostume di saltare la colazione. L’illusione che ridurre il numero dei pasti faciliti il dimagrimento e aiuti a mantenere il peso perduto è sicuramente uno dei miti che i medici dovrebbero sfatare.

Un’altra determinante dell’aumento ponderale post chirurgico è l’evitamento delle visite nutrizionali, considerate inutili, ma che rappresentano una condizione indispensabile per il mantenimento dei risultati e devono essere effettuate regolarmente e nel tempo. Lo studio ha infatti evidenziato che chi effettua regolari visite di controllo ha maggiori probabilità di mantenere il peso perduto. Tra le principali cause che favoriscono il recupero del peso sono state altresì individuate l’avere stili di vita scorretti e la presenza di disturbi del comportamento alimentare. Una regolare attività fisica associata ad una maggiore capacità di gestire la fame emotiva, gli spuntini notturni e lo spiluccare inconsapevole, sono risultate essenziali per il mantenimento del peso.

La sfida ad una malattia così complessa e spesso sottovalutata come l’obesità, non può essere risolta in modo troppo semplicistico. Serve combattere l’eccessiva stigmatizzazione, presente anche nel mondo medico, che il paziente affetto da obesità sia una persona pigra e senza forza di volontà. L’obesità è una malattia cronica che va affrontata con approcci interdisciplinari veri, con l’intento di aiutare chi ne soffre non solo ad incrementare le conoscenze del suo problema, delle cause che lo determinano e dei principi nutritivi, ma anche a sviluppare quelle competenze per gestire meglio le proprie emozioni e situazioni stressanti. Ruolo del medico è accompagnare una persona con una malattia cronica, perché l’obesità è una malattia cronica, verso uno stile di vita più sano. Accompagnare vuol dire assumersi le proprie responsabilità di sanitario ma anche responsabilizzare il paziente, farlo sentire attore protagonista del film della sua vita.

La cura dell’obesità passa anche per scelte di vita più consapevoli e responsabili, che si realizzano non solo a tavola, ma in tutti i momenti della vita quotidiana. Queste scelte possono condizionare anche quelle politiche e della grande industria. Lo scacco matto alla maggiore epidemia del nostro secolo è possibile e potrebbe contribuire a migliorare anche il nostro Pianeta, se consideriamo il monito di alcuni studiosi sul cosiddetto Global Syndemic.

Dott. Enrico Prosperi

Medico Chirurgo Specialista in Psicologia Clinica

© 2019

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