Parliamo di adolescenza secondo l’ipotesi teorica dell’OOC (Oggetto Originario Concreto) del Prof. A. B. Ferrari (1992)  e basandoci sulla lettura, estratti e commenti del suo libro “Adolescenza la seconda sfida” . Un libro che ci introduce all’uso di alcune ipotesi psicoanalitiche per avvicinarci al mondo psichico dell’adolescente ed apre ad alcune riflessione sia dal punto di vista clinico che teorico.Per eventuali approfondimenti riguardo le ipotesi del Prof. A. B. Ferrari vi segnaliamo il sito dell’Istituto Psicoanalitico di Formazione e Ricerca “A.B. Ferrari” (www.unoebino.it).

Ci eravamo lasciati dicendo che per l’adolescente il “fare” ed il “conoscere” coincidono, diversamente dall’adulto.
Questo “fare” prende un significato speciale anche durante il percorso analitico: è una possibile condivisione, una nuova via comunicativa, un nuovo significato o valore, una modalità per fare esperienza e conoscenza.  
Lo stesso “sintomo” portato dal ragazzo in analisi (o “registro di linguaggio” come definito dal Prof. Ferrari) descrive il punto di sofferenza ed i tentativi di gestione che il ragazzo ha già provato per alleviare la sofferenza.
Il sintomo esprime angoscia e cerca di contenerla, è la via preziosa per entrare in contatto con i propri sentimenti e capacità.
Per questa ragione è frequente che in adolescenza l’unico mezzo per affrontare il cambiamento sia proprio il “sintomo” che ha la funzione di rassicurare rispetto alla propria identità.
Nel dolore “sento” me stesso, “sono definito” ed “esisto”.
I “sintomi” possono andare dal vomito, ipertermia, dismenorrea, stati confusionali, delirio, crisi psicotiche, tossico-alcool dipendenza, incomunicabilità, inibizioni, e complesse entità nosologiche come anoressia-bulimia, claustrofobia-claustrofilia, agorafobia-agorafilia.
Lo sviluppo adolescenziale implica dei comportamenti fortemente disarmonici con squilibri dell’intensità emotiva, ideativa e comportamentale che possono apparire come “sintomi”, ma che possono invece essere inquadrati in un contesto di esperienza-conoscenza di sé e del mondo funzionali alla crescita.

I sintomi sono una possibilità di conoscenza che va percorsa,  non segnali di malattia da soffocare.

Modalità di funzionamento mentale adolescenziali possono emergere nell’età adulta in relazione a momenti di disarmonia che richiedono nuove possibilità di integrazione e maturazione.

Nell’adolescente emerge una modalità di funzionamento psichico in cui è presente in modo rilevante l’illusione, con la sua conseguenza preferenziale: la delusione.
Gli adolescenti sentono sfuggire il loro essere bambini e sono impauriti dal loro essere adulti. Tendono ad aggrapparsi ad idealizzazioni, certezze, estremizzazioni come fine primario di evitare la parte più dolorosa della realtà ed i rischi di frustrazioni nuove ed intense.
Il Prof. Ferrari parla della illusione come di “una necessità psichica dell’uomo, un tentativo onnisciente e onnipotente che attraverso la spinta del piacere tenta di controllare, modificare od eliminare fatti, avvenimenti, sentimenti vissuti come limitativi e/o pericolosi” e ci segnala la pericolosità del sistema illusione-delusione che potendosi alimentare all’infinito senza via di uscita fonderebbe i presupposti di una organizzazione psichica estremamente disfunzionale, perché senza necessità di verifica del senso di realtà, di acquisizione di esperienza diretta con tendenza quindi all’isolamento.

In quanto analisti risulta particolarmente importante che le aree di illusione tipiche degli adolescenti possano essere trasformate in speranza, senza obiettivi specifici, aperta anche alla possibilità di non concretizzazione.

Un’altra modalità di funzionamento psichico dell’adolescente è quella caratterizzata da meccanismi di scissione  funzionale ad affrontare sensazioni di impotenza, l’angoscia dei propri limiti, la paura della morte e la sua negazione.

E’ complesso stare a contatto con gli adolescenti. La personalità in formazione richiede all’analista enorme sensibilità e rispetto, considerato il travaglio incessante che incalza nei ragazzi.

Al di là degli aspetti tecnici, l’orientamento che deve affermarsi nel confronto con gli adolescenti è un affiancamento volto a dare la possibilità ai ragazzi di poter fare esperienza di sé in modo riconoscibile e registrabile assumendone la responsabilità personale ed assumendo la consapevolezza delle proprie capacità e limiti.

Dice il Prof. Ferrari: “tutto in analisi, soprattutto con un adolescente, richiede una sosta, non c’è niente che non sia degno di un altro sguardo e di ulteriore comprensione”.
Questo per tutte le persone che si rivolgono ad un analista, ma soprattutto per un adolescente e le sue peculiarità: pudore, suscettibilità, sospettosità, pericolo di isolamento con le sue illusioni, crescita che spinge a fare, angoscia che spinge ad evitare l’azione.

Nelle prossime puntate vedremo come il Prof. Ferrari ci guida in riflessioni e stimoli affinchè gli incontri con i ragazzi siano attenti ad alleviare i pesi e favorire l’apertura di spazi di esperienza e pensiero, stimolando curiosità ed interesse, sia nei ragazzi che negli adulti che li incontrano.


Alla prossima puntata


Dssa Silvia Chieco Farina
Medico-Chirurgo
Specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapia- Psicoterapeuta. Psicanalista.
e-mail: chieco.silvia@libero.it
e-mail: silvia.chieco@gmail.com

Dr. Paolo Bucci
Psicologo, Psicoterapeuta.
Socio fondatore dell’Istituto Psicoanalitico di Formazione e Ricerca “Armando Ferrari”.
e-mail: unobino@gmail.com